Conturina era una bellissima giovane, che aveva come matrigna una nobile e ricca signora, padrona di un castello e madre di due brutte figlie. Principi e cavalieri venivano a castello e tutti avevano occhi solo per Conturina, così che la matrigna, indispettita, le ordinò di tacere in presenza di ospiti, dicendo poi a tutti che era muta e stupida. Non importava: rimaneva l’unica ammirata. Le ordinò di star immobile, dicendo che era anche paralitica: anche così era l’unica apprezzata. Furente la matrigna chiamò una strega che la tramutò in statua di pietra, ma ancora tutti gli occhi erano per lei. La fece allora portare su un’altissima rupe che domina il Passo di Ombretta, che venisse infitta nella roccia e lì abbandonata.
Passarono gli anni e nessuno sapeva dove fosse finita Conturina, mentre si sparse voce che si sentiva un canto di donna in cima a quei luoghi abbandonati. Li sentì un giovane soldato che faceva sentinella sul passo e riuscì a capirne le parole. Lei cantava la propria triste storia. Egli gridò che si sarebbe arrampicato per liberarla, ma lei gli rivelò che era troppo tardi. Nei primi 7 anni la liberazione sarebbe stata possibile, ma ormai l’incantesimo era insolubile. Qualche volta, chi passi per quel deserto di rocce che è la Valle Ombretta ode ancor il mesto canto della povera Conturina. La canzone è quasi tutta perduta, ma se ne salva ancora una strofa che le donne che lavorano nei campi hanno sentito e imparato.
Son de sass e no me meve,
son de crepa en Marmoleda,
son na fìa arbandoneda
e no sé per che resòn.
[sono di sasso e non mi muovo, sono fatta di crepe sulla Marmolada, sono una figlia abbandonata e non so per quale ragione]
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