mercoledì, settembre 27, 2006

- Leggende delle dolomiti 18c - i figli del sole:Cian Bolpin

Cian Bolpìn, cacciato da castello, vagò fino a Canazèi. Il Comune ebbe bisogno di un pastore e gli affidò questo incarico, come era stato del padre prima di lui. Il Regolàn (capo del comune) gli disse -Quest'anno le pecore andranno sotto il Sass de Salèi e nella Val di Lastìes. Fai un giro lassù per conoscere i luoghi- Egli andò e, tra le rocce a picco, vide uno praticello che pareva inaccessibile. Lì comparve una ragazza vestita d'azzurro, con della biancheria tra le braccia. Stese la biancheria nell'erba, poi scomparve in un passaggio invisibile. Cian Bolpìn fu tanto sorpreso che volle curiosare. Per sette ore si arrampicò tra le rocce fino a trovarsi in un prato grande e bello. Alcune porte, tagliate nella roccia, erano aperte su corridoi che conducevano nell'interno della montagna. La ragazza tornò e fu meravigliata più di lui nel vederlo lassù, dicendogli che era quasi impossibile arrivar fin lì, volle veder la mano e mostrava stupore nel veder i suoi segni -la vostra mano è piena di contraddizioni. C'è una linea di volpe e una di cane, ma questa è una linea di principe e...e una linea di Sole! una grande fortuna! vado a chiamare Donna Chenina! è la padrona di questo palazzo e di tutta la montagna; non vuol veder nessuno, ma mi ha detto di chiamarla se viene un uomo con la linea del Sole, perchè predestinato a esser suo sposo! sarete sorpreso quando vedrete Donna Chenina, poichè è la donna più bella che si possa vedere!- Nel palazzo c'erano molte cose strane, tra cui dei vasi in argento, riempiti di terra, nei quali crescevano fiori grandi e di bellissimi colori, inoltre il palazzo era pieno di buchi larghi e tondi, eppure non soffiava il vento. I due si sposarono davvero. Vissero felici, fino quando Cian Bolpìn non iniziò a far sogni strani: era travolto da una valanga che, d'improvviso, si spaccava. Ne usciva donna Chenina e gli dava la mano portadolo fuori dalla neve, che si riempiva dei fiori bellissimi dei vasi d'argento.
Raccontò il sogno alla moglie, ma lei rispose che doveva solo aver avuto freddo. Una notte, in un sogno simile, ebbe tanto freddo che si svegliò. Si ritrovò a dormire in un letto di neve che pareva caduta di fresco. Fece per balzarne fuori, quando donna Chenina gli mise una mano sugli occhi e disse -dormi, maritino mio, dormi- ed egli cadde in un sonno profondo. Quando si svegliò la moglie lo burlò, volendo fargli credere che avesse sognato. Egli capì che c'eran strani misteri e promise di non dir più nulla, ma osservare attento. Ancora una volta si svegliò di notte e vide che anche al posto dei fiori c'era solo neve e ghiaccio. A un tratto si sollevò gran rumore di vento furioso, che fece tremare l'intero palazzo...ma la moglie si svegliò e disse le parole che lo fecero riaddormentare. Da quel giorno Cian Bolpìn visse a disagio nel palazzo e gli venne nostalgia tanto che manifestò il desiderio di scendere a Mortìz e Canazèi per rivedere i conoscenti. Donna Chenina provò a farlo desistere, ma capì che era ormai un chiodo fisso, così prima di lasciarlo andare gli dovette parlare -So che sei di cattivo umore perchè non ti spiego i segreti della casa, ma sono tanto semplici che ne resteresti deluso e volevo risparmiarti questa delusione. Vai pure a valle, ma avrai grande dispiacere, perchè coloro che conoscevi sono morti da un pezzo. Tu sei stato con me più di quel che credi- Cian Bolpìn fu meravigliato -son salito al principio dell'estate ed essa non è ancor finita, non saran passati più di 2 mesi!- ma donna Chenina sorrise -ogni notte lassù dura 9 mesi. Dormiamo per 3 stagioni e siamo svegli d'estate. Ecco perchè credi che sia sempre la stessa estate. Se ancor vuoi andare, prendi questo anello: se non troverai la strada gettalo in aria e ti sarò vicina- Cian Bolpìn partì lo stesso. Nuove case, nuove genti..solo una vecchina ricordò la storia d'un pastore col suo nome che s'era perso sulla montagna e mai più ritrovato. Passò per Mortìz dove era giorno di festa e i giovani lo convinsero a unirsi a loro. I ragazzi iniziarono a parlare di donne e ogni fidanzato o giovane sposo sosteneva che la sua fosse la più bella della valle. La discussione si fece accesa. Insistevano anche con lui che esordì con una frase infelice -ringraziate il cielo se mia moglie non scende dal Sass de Salèi, perchè perdereste tutte le vostre scommesse!- Detto questo lo stuzzicarono e vilipesero finchè lui, esausto, lanciò in aria l'anello. Subito tutti dimenticarono le scommesse e restarono estatici davanti l'apparizione di più che umana bellezza, ma lei si infuriò -poichè mi chiami per mettermi in mostra, riprendo l'anello!- glielo tolse e si allontanò. Cian Bolpìn provò e riprovò a tornar per la strada della prima volta, ma non gli riuscì di arrampicarsi. Allora andò per prati e boschi, cercando chi potesse indicargli la via. Una sera fu colto da un temporale sul Costòn de Santaria e si rifugiò in un boschetto di barànce (pini di alta montagna); sentì delle voci e vide 3 strane e selvagge figure, circondate da fiammelle verd'azzurro che saltellavano loro intorno. Pensando fossero Numes (stregoni) si allontanò riparandosi altrove. Ancor sentì parlare. S'era rifugiato poco in là un cacciatore coi 2 cani e, avendo Cian Bolpìn vissuto coi cani, capiva cosa questi dicessero. -Certo i Tarluières sono in giro a quest'ora, vedrai che tra poco brucerà qualcosa! Loro son fortunati, non han bisogno di zampettare tra i sassi: prendono lo snigolà e volano- diceva il cane più vecchio, mentre il giovane chiedeva che fosse lo snigolà. -non sai? è un mantello che serve a volare. Lo indossano quando vogliono appiccare fuoco da qualche parte. Se il nostro padrone l'avesse, in un momento saremmo tutti a casa. Quando un Tarluièr torna dalle sue gite si toglie lo snigolà e racconta ai compagni le sue prodezze. Allora sarebbe facile prendergli il mantello e volar via, ma gli uomini non sanno quale sia il momento buono!- Subito Cian Bolpìn decise di impadronirsene. Proprio quando arrivò sul luogo arrivava un Tarluièr che gettò il mantello su un cespuglio e raccontò di aver scagliato un fulmine su Pian de Ciampedèl. Lui ne approfittò. si avvolse nel mantello e veloce pensò -voglio esser a Canazèi- e si sentì portare attraverso l'aria, veloce come un fulmine, in paese. Provò diversi luoghi, ma quando chiedeva del palazzo di Donna Chenina non succedeva nulla. Passarono 9 mesi. In un giorno d'estate si mise a parlare con una famiglia di volpi e raccontò del mantello. La madre gli disse allora che lo snigolà porta solo nei posti di cui si dice chiaramente il nome, ma lui non sapeva in che luogo fosse il palazzo di donna Chenina! Ancora il giovane vagò per prati e boschi, chiedendo se qualcuno conoscesse quel luogo. Un giorno, attraversando il Ru de Jetries, riconobbe un Morchie (un nano). Sapendo della saggezza dei Morchies lo raggiunse e gli chiese del luogo. Egli non lo sapeva, ma gli diede un suggerimento -Aspetta un grosso temporale e sali sulla Risola; probabilmente vedrai salire il Mòrtoj (un fantasma): come lo vedi corrigli dietro mentre sale sulle rocce finchè non sparisce. Forse scoprirai qualcosa-
Cian Bolpìn seguì il consiglio. Nel temporale vide una forma confusa e rossastra levarsi sopra le cime degli alberi. Aveva forma di una bena,una carrozza a cesta, nella quale si aprivano molti occhi di fuoco. Solo all'alba il temporale si placò e il ragazzo potè vedere di essere sulla Costa dal Vent, di fronte a Sass de Pordòi. Si arrampicò ancora, trovandosi in una gheba, un ammasso di nubi dense e lì, tra le rocce, scovò una rozza porta in legno di tronchi d'albero. L'aprì con sforzo e entrò in una caverna dove c'era una gigante donna -che fai, piccolo uomo!? mio marito è il Gigante delle tempeste e sta per tornare!- infatti s'udì un fragore d'uragano ed egli arrivò. Prima che potesse dir male, il ragazzo gli disse che sapeva volare e voleva entrar a suo servizio, così fu messo alla prova: -gli uomini di Mortìz sono in lite per una piccola striscia di bosco, noi l'abbatteremo! andrai avanti e comincerai- il ragazzo volò li, afferrò gli alberi per le cime e li strappò uno per uno, tant'è che quel luogo si chiama ancor oggi Pian de Fratàces, Campo degli alberi spezzati.
-la prossima volta dovrò andare da donna Chenina, ma non potrò portarti con me, perche non vuol veder nessuno. C'è molto da fare perchè il palazzo è pieno di neve e ghiaccio. Devo far sgelare tutto e assicurarmi che la casa torni asciutta e pulita- andarono a dormire, ma presto la moglie del Gigante, gelosa, svegliò il ragazzo -mio marito sta per partire. attaccati al calcagno, ti porterà con se senza accorgersene. Dimmi cosa vedi e al ritorno mi racconterai tutto!- Così Cian Bolpìn riuscì a raggiunger il palazzo e si nascose nella camera di Donna Chenina. Si alzò un vento caldo che soffiando a turbine faceva sollevare un polverìo di neve che si scioglieva, mentre le acque scorrevan via dai fori dei pavimenti e tutto fu asciutto, mentre i fiori nei vasi d'argento cominciarono ad aprirsi. Tutto tornò come le tepide e tranquille giornate in cui si svegliava felice accanto alla moglie e, al pensiero, prese uno dei vasi e lo pose vicino al letto di lei, tornando poi a nascondersi. Lei si destò e, vedendo i fiori, si mise a parlare tra sè a meza voce -ah, son proprio i fiori che più di tutti piacevano a Cian Bolpìn, che sarà di lui? in realtà mi ha mandato in collera una unica volta e gli uomini non possono esser perfetti...da solo non troverà mai la strada, dovrei cercarlo...- allora lui saltò fuori esclamando -sono qui! ho trovato da solo la strada per tornar da te!- lei lo accolse con gran gioia e, da allora, vissero insieme felici, lontani dal resto del mondo.

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