Le leggende dicono molto del passato dei luoghi in cui viviamo, ma raccontano anche di noi, delle curiosità, dei sentimenti, dei comportamenti che erano validi allora come lo sono oggi...
Venendo dalle montagne di Canazei, arrivando a passo Pordoj, si ha sulla destra la catena del Padon che e' un massiccio informe di lava, molto in contrasto con le chiare e lisce rocce delle Dolomiti. Sotto queste montagne nere dovete sapere che si trovava il regno d'Aurona. il paese delle miniere e dei tesori. da li scorre un torrente, il "ru d'Aurona". in un luogo ormai perso nella memoria lungo il torrente si trovava una massiccia porta d'oro che era da ingresso al regno. il regno sotterraneo era illuminato da 1000 piccole lampade che pendevano dalle vòlte, oro e pietre eran ovunque e i nani che vi abitavano continuavano a scavare per trovar altro metallo. nonostante le ricchezze non c'era felicità. non entrava mai il sole, la porta era sigillata, nessuno all'infuori del re aveva visto il mondo esterno. il re aveva fatto un patto con le potenze del sottosuolo e in cambio di infinito oro non avrebbe piu visto il giorno. solo accadde che una lampada cadde e si apri' un foro. si porto' una scala e un vecchio sali e racconto' di tutte le cose belle che vedeva da quel buchetto e piu splendido di tutto il sole...ma quando torno' giu era diventato cieco! cosi il buco fu murato e nessuno oso' piu guardare, ma negli animi era rimasta la voglia di veder il mondo. questo valse anche per la principessa Sommavida, che comincio' a sedersi tutto il giorno dietro la porta ascoltando il torrente, gli uccellini e parlando coi pastori che sentivano i suoi lamenti. Odolghes, il re di Contrin lo seppe e volle liberarla. la porta non si sfilava dai cardini, ne si sfondava, allora con la spada per 7 giorni e 7 notti la percosse, finche salto' una lastra d'oro. finalmente riusci' ad aprire la porta. la principessa gli offri' in cambio tutti i tesori d'Aurona, ma egli chiese solo lei in sposa e lo seguì felice. quando Odolghes trasse nuovamente la spada dal fodero s'accorse che dal gran picchiare la punta era rimasta d'oro e emanava uno splendore che rimase sempre inalterato, come se l'oro fosse rimasto impresso a fuoco sulla lama, cosi che in battaglia i nemici pensavano fosse una fiamma ardente, cosi' che prese nome di "Sabja da Fek" (spada di fuoco).
Con l'apertura della porta tutti gli abitanti si precipitarono fuori e si sparsero nel mondo. l'ebrezza della scoperta era cosi grande che nessuno si volto'indietro, cosi' che l'ingresso venne presto dimenticato.
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