mercoledì, settembre 27, 2006

- Leggende delle dolomiti 14 - Cadina

Il confine tra Val di Fiemme e val di Fassa è formato da una catena di montagne dentate e ripidi pendii, che vien detta Cadena de Costa bella. Or sull'alto di una rupe, or in una caverna, si può scorgere una donna belissima dalle vesti bianche e con una collana rosso sangue al collo, che guarda lontano con sguardo triste e stanco.
Un tempo questi monti erano popolati e gli abitanti si dividevano in numerosi gruppi di famiglie, ciascuno dei quali sottoposto all'autorità di un capo. Uno dei più ricchi e superbi aveva una figlia di nome Cadina fidanzata con Verrènes, un guerriero della sua tribù. Poco prima del giorno della nozze giunsero i Trusani dal veneto e si arrivò alla guerra. Tra i giovani che partirono c'era anche Verrènes che, prendendo congedo dalla fidanzata, le regalò una collana color cenere che gli aveva dato tempo prima un nano del Latemar. Le fece promettere di non toglierla finchè non fosse tornato o finchè non fosse giunta notizia della sua morte. In una terribile battaglia i Trusani furono ricacciati, ma Verrènes, ferito, era stato preso prigioniero. Cadina si sentiva umiliata di esser fidanzata di un prigioniero, mentre il padre di lei aveva acquistato importanza e veniva considerato un re. Quando venne un principe straniero e iniziò a farle la corte, il pensiero del fidanzato lontano sbiadì sempre più. Passò un intero anno senza notizie, così finì per fidanzarsi col pretendente. Nel frattempo Verrènes era guarito ed era riuscito a fuggire e tornare in patria, chiedendo di parlare con Cadina. Alla notizia lei si turbò tanto che non volle vederlo e gli fece sapere di esser promessa ad altri. Addolorato egli lasciò la patria e si fece cacciatore sull'alta Val di Fassa.
Cadina pensò che, ora che aveva rotto definitivamente, doveva rimandargli la collana, perchè sapeva esser oggetto prodigioso e di valore... ma quando volle toglierla si accorse con spavento che non poteva: provarono con ogni mezzo, ma si dovette rassegnare a portarla tutta la vita. Questo prodigio la impressionò tanto che iniziò a sentire rimorsi per la sua condotta, ma il giorno delle nozze ormai si avvicinava. Un giorno passeggiando vide un guerrier fassano che teneva uno scudo con tracciato un anello rosso. Gli chiese cosa volesse ed egli così rispose -un drappello trusano si avvicinò ai nostri confini e i Fassani si radunarono e combatterono una dura battaglia. Fra essi c'era il tuo antico fidanzato. Egli è stato ferito e, prima di morire, ha tracciato un anello su questo scudo, pregandomi di portartelo-
Il fassano le porse lo scudo e si allontanò. Cadina cadde svenuta e, quando si riprese, co meraviglia constatò che la collana era divenuta rossa e brillava d'una luce inquietante.
Giunse il principe che disse di non aver mai visto gioiello del genere, che solo i nani sapevano farne di simili. A queste parole Cadina impallidì tanto che il principe insospettito chiese spiegazioni. Le chiese di toglierla e vide che non vi riusciva, così capì che Cadina doveva esser sotto il peso di una maledizione o un'incantesimo, non ne volle più sentire di parlar di nozze e ripartì.
Cadina cadde in una profonda malinconia dal quale non si sollevò mai più. Ancora oggi è lassù che guarda in silenzio verso la Marmolada dove, sul passo Fedaja, è morto da eroe l'infelice Verrènes.

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