Sul Monte Cristallo, ora deserto e selvaggio, risplendeva una volta un castello che dominava la valle, abitato da una splendida principessa. Molti avevano aspirato alla sua mano, ma erano stati cacciati per non aver saputo risolver la richiesta di lei: raccontare una storia che la riguardasse, che fosse verosimile ma ch’ella non conoscesse.
Molte storie vennero raccontate, anche di splendide, ma troppo fantastiche. Quando poi i cavalieri iniziavano il racconto venivano osservati così intensamente dai meravigliosi occhi azzurri di lei che perdevano il filo del discorso. In più c’era sempre il cerimoniere di corte che, con abili domande, faceva cader in contraddizione chi fosse giunto a fine storia.
Un giorno la principessa udì cantare una bella canzone e chiese chi l’avesse composta. Era di “Bertoldo il matto”, un pastore che da quando la vide si innamorò pazzamente di lei, smise il lavoro e diventò poeta da un giorno all’altro; aveva anche provato a venir a corte, ma era stato respinto in quanto pastore. La principessa volle dare anche a lui una possibilità ed egli accorse. -Nobile principessa, quel che racconto è avvenuto in luoghi lontani da tutti i paesi della terra: nei campi dei beati.- così Bertoldo iniziò -tutti noi abbiamo vissuto lì un tempo felice, perché non sapevamo di doverci fare uomini tra stenti e sofferenze. Ciascuno aveva un dovere da compiere e voi eravate regina: i sudditi vi amavano per bontà e giustizia, ma ciò che più ammiravano erano i vostri occhi. A me toccò di fare il pastore e al mattino passavo sotto la vostra finestra suonando un’arietta allegra per darvi il buongiorno e questa era la mia gioia più grande. Un giorno arrivò un angelo ad annunciare che saremmo scesi sulla terra e s’informò su come ognuno avesse svolto il proprio compito. Tutti erano stati più o meno negligenti tranne voi ed io. L’angelo ci lodò e permise di esprimere un desiderio che sulla terra sarebbe stato avverato. Io vi ero accanto e, vedendovi, l’unico desiderio che sentii di chiedere fu che conservaste quegli occhi lucenti e meravigliosi. Voi per ricompensarmi chiedeste che venisse esaudito il maggior desiderio che io avessi avuto una volta sulla Terra. La mia preghiera è stata esaudita perché voi avete conservato quei celestiali occhi, ma se l’angelo abbia esaudito il vostro desiderio non lo so-
Il cerimoniere prese parola e riconobbe che il racconto riguardava la principessa, era un fatto ch’ella non conosceva ed era verosimile perché non si può sapere cosa è avvenuto nei campi dei beati…ma aveva una grande lacuna. Se tutti hanno vissuto lì, come mai nessuno ne ricorda tranne Bertoldo?
Il pastore fu calmo e sicuro nel rispondere -il ricordo di quei luoghi torna alla mente quando si rivede l’ultima cosa che lì si vide. Io come ultima cosa vidi gli occhi della mia regina e da quando li ho rivisti ho ricordato tutto di quei tempi felici!- Il cerimoniere ammutolì e per quanto pensasse non gli vennero domande per contraddire Bertoldo. La principessa porse la sua mano e con quel gesto gli donò il suo regno e se stessa. Il nome di Bertoldo è rimasto legato a Monte Cristallo, che ancor oggi gli Ampezzani chiamano Croda de Bertoldo (Rupe di Bertoldo).
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